70.3: il traguardo o la tappa di un percorso?

Chi ha lo sport nel sangue e sperimenta il brivido del triathlon, ha nel DNA anche il gene della sfida sempre più ambiziosa. In effetti, tutti noi triathleti abbiamo iniziato a praticare questo sport in sordina ascoltando umilmente i consigli dell’allenatore che regolarmente mette a freno gli entusiasmi iniziali per evitare drammatiche performances. Tuttavia, dopo le prime esperienze che ti insegnano un po’ il “mestiere”, il sangue comincia a ribollire e diventa sempre più impellente il desiderio di scoprire i tuoi limiti, di provare forti emozioni, di incoraggiare un ego un po’ fuori dalle righe. Si passa dai primi Sprint, gare che finiscono si fa per dire, in un attimo, agli Olimpici che ti fanno capire cosa vuol dire soffrire e al tempo stesso ti fanno desiderare un qualche cosa di più, qualcosa che soddisfi non solo lo spirito ma anche la carne.. qualcosa che ti faccia gustare di più e più a lungo il supplizio della fatica perché, quando arrivi alla fine, la gratificazione è tale da dimenticare ogni sofferenza e pensare: “..ed ora cosa preparo?” Durante la passata stagione agonistica, 7 nostri iscritti hanno debuttato in una gara particolarmente impegnativa, il 70.3 meglio conosciuto come “mezzo ironman”: Valentina Capovilla, Nicola Gaudenzio, Luca Aresu, Francesco Rota, Lucio Paronitti, Michele Marini e Massimo Testa. Conosciamone qualcuno!

Ciao, sono Valentina Capovilla, ho 28 anni, sono padovana. Sono iscritta al Padova Triathlon dal 2005 e finisher del 70.3 all’Elba nel 2008. Ho iniziato a praticare il triathlon dopo essere stata completamente “rapita” dalle Olimpiadi di Atene 2004 vedendo le atlete impegnate nell’olimpico. Io avevo 23 anni e non mi ero mai impegnata in uno sport agonistico, convinta di essere ormai “troppo vecchia” (e molto demoralizzata per questo)!! Insegnavo nuoto e correvo un po’ in bici con la MTB (rigorosamente su asfalto 😉 ) e a piedi (solo di giorno per non sentire le lamentele di mio papà). Quando ho visto in bacheca ad Abano il nome e il numero di Fabio Vason mi è sembrato un segno! Ero già felice… già dal primo allenamento il gruppo e l’organizzazione mi sono sembrati ottimi, quindi,…perchè smettere??? 🙂 In tutte le cose che faccio finisco sempre a pensare al “dopo”, a pormi degli obiettivi a “lungo” termine. Nel triathlon questi obiettivi sono stati allungare le distanze di anno in anno per arrivare all’obiettivo Ironman. Seguendo i consigli di Fabio ho affrontato le gare sulle diverse distanze trovando soddisfazione nel farle con l’obiettivo di migliorarmi sui tempi, sulla tecnica e sulle singole discipline. Non nego, tuttavia, di essere sempre stata terribilmente attratta dalle lunghe distanze…che anche in allenamento io vedo come delle sfide contro me stessa, non solo fisiche ma soprattutto mentali. Durante questi anni ho capito comunque che anche una gara corta, come uno sprint, non è una sfida da sottovalutare: in quel caso la forza mentale serve non solo per dosare le energie ma anche per correre al massimo per tutta la gara, senza farsi demoralizzare da sensazioni negative o dalle altre avversarie. Insomma, credo che ognuno in questo sport possa scegliere la sfida che preferisce…! L’obiettivo per il 2010 dopo il 70.3?.. il 140.6!!!!…L’Ironman di Francoforte!! (se ghe rivo!!!)

Ciao a tutti, sono Francesco Rota, ma oramai è un nome che dice poco a tutti! I miei compagni di squadra preferiscono chiamarmi Tato (in allenamento) e Metallo (in gara)! 😉 Ho oramai 29 anni, ma di crescere… ben poca voglia! In gara mi riconoscono per la mia mitica bandana rosa glam, il mio marchio di fabbrica. Lavoro come geometra (avrei preferito fare la rockstar, ma non si può voler tutto dalla vita, no?), adoro la musica e i concerti, suono la batteria, mi piace cucinare (e mangiare, ancora di più!), cerco sempre di essere poco serio e… ah sì, pratico anche triathlon! Ho maturato la scelta di praticare il triathlon un po’ per caso. Ho sempre fatto sport fin da bambino: scherma, basket, tanto nuoto (’na nosa!!!), pochissimo calcio, la solita palestra in età adolescenziale… ma non riesco a starmene al chiuso! Impazzisco! E quindi ho cominciato a cercare qualche sport all’aperto. Mi è sempre piaciuto correre, anche se praticavo poco sia per pigrizia, sia perchè ho sempre preferito le attività collaterali allo sport! Sono iscritto al Padova Triathlon dal 2003, mi ha trascinato dentro il Presidente Vason un po’ per caso. All’epoca partecipavo agli allenamenti solo per nuotare e correre un po’ (dopo nemmeno 1km ero già senza fiato!!!). Poi l’obbligo di fare un certo numero di gare, portate a termine più con spirito di avventura che con spirito agonistico. La svolta nel 2005 con la prima distanza olimpica dove ho capito che preferivo le gare più lunghe e faticose rispetto a quelle corte e frenetiche oltre che qualche buon risultato personale. Un 2006 costellato di magagne, nel 2007 lo stop (per modo di dire) per recuperare i danni di un incidente in mtb, un 2008 in ripresa e nel 2009 il riscatto con il mezzo Ironman! Ad esser sincero non so bene cosa mi ha spinto a partecipare ad una distanza così impegnativa come il 70.3. Me lo han proposto ed io che non mi tiro mai indietro, ho accettato un po’ per sprezzo della fatica, un po’ perchè mi affascinava, un po’ perchè prima o poi le gare di endurance sono la naturale evoluzione della mente malata di noi triathleti! E poi per il pasta party, sicuramente. Come obiettivo per il 2010 direi sicuramente un altro mezzo o forse due, qualche olimpico, e tanti pasta party! La frazione in cui vado meglio! Poi qualche gara di campionato a squadre, per demolire e battere i compagni di allenamento! Scherzo, è che ogni volta che mi sfidano poi finisce che vinco io o non arrivano a finire la gara! Altro obiettivo perdere un po’ di chili, come mi prometto ogni anno, ma che puntualmente poi recupero in inverno!!! E non dimentichiamoci la cosa più importante delle gare: venire bene nelle foto!

Sono Nicola Gaudenzio nato nel ’77. Lavoro come perito assicurativo e ho un bel bimbo, Livio. Allora.. come sono approdato a questo sport? Correvo con la bici e mi piaceva, per integrare correvo anche a piedi, poi visto che sapevo anche nuotare ed ho pensato di buttarmi. Credo di essere venuto a conoscenza dell’esistenza del triathlon fermandomi ad un Autogrill dove per caso ho visto “’sti matti di triathleti” tutti tirati che stavano facendo una sosta andando, con tutta probabilità, ad una gara. Poiché da sempre ho mobilitato tra le fila dei “matti, è probabile che abbia pensato: “..anch’io allora! ” L’idea del mezzo all’Elba è nata perché dovevo fare una sfida con un mio amico, non della squadra, che poi ha tirato pacco! In realtà, mi piaceva anche il fatto di andarmene per un fine settimana in quel bel posto che è l’Isola d’Elba che non avevo mai visto. Ovviamente in tutte le gare esiste quella sfida con se stessi per mettersi un po’ alla prova, insomma, ognuno ha un proprio scopo nelle gare, soprattutto in quelle un o’ò più lunghe e, se non hai uno sprone personale che ti gira nel cervello nei momenti di crisi, secondo me, ti fermi. Per quest’estate mi sono messo in testa di fare l’Ironman ma non dico niente per scaramanzia, spero solo che sia una bella esperienza come lo è stata la gara dell’Elba e tutte le altre gare che ho fatto. Ciao a tutti e buone corse.

Mi chiamo Luca Aresu, ho 29 anni e mi sono trasferito a Padova per lavoro due anni fa. Sono ricercatore di Medicina Veterinaria. Per anni ho praticato ciclismo e mtb. In seguito al trasferimento a Padova ho cercato su Internet una squadra di ciclismo in zona e mi sono imbattuto nel sito del Padova Triathlon così ho pensato che sarebbe stato un modo carino per poter conoscere delle persone con simili gusti sportivi. Venendo dal ciclismo, sport dai lunghi allenamenti, sicuramente le distanze medio-lunghe sono più affini alla mia struttura fisica e al mio carattere. Nel 2010, gli obbiettivi rientrano nella partecipazione alle tappe del circuito 70.3 per migliorare le prestazioni, lavorando molto sulla corsa e sul nuoto.