Elbaman 2009

Sembra quasi irreale, essere arrivati sulla spiaggia di Marina di Campo anche quest’anno. Da febbraio ci allenavamo con l’obiettivo di arrivare all’Elbaman del 27 settembre 2009. Inverno, primavera, estate, ma soprattutto un luglio e agosto caldissimi. Sembrava impossibile allenarsi, partire in bici alle 7.00 a.m. e finire il lungo tra salite e discese alle 3.00 del pomeriggio o quando eri stufo partivi alle 10.00 a.m. perché proprio non volevi alzarti, per poi finire ancora peggio alle 5.00 p.m.. Non pesavano le ore di allenamento, ma lo sfasamento temporale… sali in sella al mattino non c’è quasi nessuno per la strada, scendi che la gente sta andando a passeggio dopo la pennichella! Questo è il mio terzo Ironman e secondo Elbaman. Quasi non da più fastidio alzarsi alle 4.30 del mattino, il primo impegno quello di indossare l’abbigliamento gara, andare in zona cambio a sistemare le sacche e controllare la bici che è ancora buio, fare colazione ad un’ora improponibile. E poi, dopo una puntatina in bagno esci dalla stanza d’albergo con già la muta indossata e vai alla spiaggia, fra le tante mute nere che camminano in mezzo ad una strada deserta dal traffico e la musica ad alto volume alle 6.45 a.m., tra i soliti “sopporters” che accompagnano gli “Uominidiferro” e pochi curiosi locali. Pensate a quale altro evento vi permette di ascoltare la musica ad alto volume in mezzo ad una piazza, o meglio in una spiaggia, alle 6.45 del mattino!

Si azzera tutto. Siamo arrivati. Un tuffo in mare per bagnare la faccia. L’attesa della spunta ti permette di concentrarti e meditare sul motivo perché sei lì! Quando ti sarà chiaro nella mente, allora sarai già di corsa sull’acqua bassa, perché l’arbitro ha dato il via, e solo allora sarai sicuro di essere pronto per farlo, perché ormai sei in gara: 3,8 km, uno spasso considerato che sono su due giri da 1,9 km con uscita di corsa sulla spiaggia per scambiare un saluto che ti ricarica, poi finisci ed esci cercando di ricordare alle gambe come si corre, la sabbia rende tutto più affascinante, non hai fiato per rispondere ai saluti, ma riconosci le voci anche se i visi li vedi in ritardo, ti devi impegnare a correre fino alla z.c.; 180 km, non sarà difficile, è stata tanta la fatica fatta durante l’estate, le salite dell’Elba non ti spaventano più, il tempo passa e chiudi il primo giro guardando se sei puntuale come pensavi, passi tra i sopporters scambi un saluto alzando le braccia al cielo come se fossi sul traguardo di una volata e le persone ti acclamano, vai forte per il secondo giro perché ti accorgi che sei nei tempi, concludi la tua prova soddisfatto al terzo giro, perché sta andando tutto bene sei a 8 ore di gara passate da poco, parti soddisfatto dalla z.c. perché ti senti a posto con le gambe; 42,195 km, è bellissimo rivedere gli amici dopo i primi 500 m di trasizione che t’immettono nel circuito di gara, sei stato da solo 7 ore in bici, saluti la tua ragazza e vai; ti resta solo da concentrarti sul tuo ritmo di corsa, e se ci sarà qualcosa che non va, dovrai solo mandare giù e sopportare, usare la testa, scollegare dal cervello tutti i recettori che non servono, controlla solo gambe, braccia, cuore, via uno… comincio ad avere qualche problema di stomaco, resisto, passerà, via due… non passa, che faccio, i sopporters…, devo ricordarmi perché son qua: “Sono qua per finire il secondo Elbaman e il terzo Ironman!”. Non guardo più l’orologio, penso ai cinque giri da 8,5 km e comincio a contare alla rovescia: “Ne mancano solo 3!” Poi solo 2… Vedo Nonno Vason, che bello mi ha aspettato, non è ancora andato a cena, 1… mezzo… saluto i sopporters avvisandoli che ci vediamo all’arrivo tra mezz’ora. Ultimo giro di boa; comincio ad allungare, salutando e ringraziando tutti gli assistenti di gara che incontro, vedo Mirco e Oscar che mi stanno raggiungendo. Penso tra me e me, vuol dire che arriveremo insieme. Ultime due curve e… fantastico, l’arrivo, 50 metri di persone, sorrisi, luce, colori, rallento per godermeli. Traguardo! Sono Felicissimo saluto Sara e tutti gli altri. Mi giro e vedo subito Mirco e poco dopo Oscar, che bello siam arrivati tutti. I sopporters Sara, Massimo e gli altri mi aiutano ad ogni richiesta, ma non riesco a stare fermo, mi muovo per non barcollare, mi vado a sedere, ma non ce la faccio…

Solo a tarda sera riesco a riprendermi, scendo in sala da pranzo, sono ancora tutti li, il Padova Triathlon, mi salutano, saluto tutti, bevo un po’ della mitica H2O gassata e mi ritiro in camera a dormire portando con me un piatto di penne all’astice e un piatto di spada affumicato… che poi mi sono sbaffato alle 4 del mattino!!!! Supppaaaaaa!!!!!

C’erano:

Virna Stavla, Daniela Pallaro, Carlo Biaggioni, Vittorio Garaventa, Mirco Zanetti e Oscar Targa.

e nell’Elbaman 70.3:

Valentina Capovilla, Massimo Testa, Michele Marini, Fabio Vason, Nicola Gaudenzio, Francesco Rota, Lucio Paronitti, Vason Fabio e Luca Aresu.

Ci è mancato nell’Ironman Nonno Vason!!!