Dalla padella alla brace

Dove eravamo rimasti? Era il 31.08.2018. Giornata da lupi. Giornata indimenticabile che non è andata come speravo e tornando da Livigno continuavo a ripetermi “non ci ricascare, non ci ricascare, non ci ricascare……”

Ottobre 2018. Esattamente un mese dopo Livigno. Apertura delle pre iscrizioni allo StoneBrixiaMan. Ci sono 150 pettorali a disposizione. La sera, al riparo dagli occhi di Roberta, controllo e vedo che ne sono rimasti solo 50, ma tanto io non ci ricasco. Al mattino successivo aspetto che Roberta vada al lavoro e ricontrollo, ma solo per curiosità. Chissà se sono già terminati i posti a disposizione. Ne rimangono 5!!!! E come si fa a resistere? Tentenno, vacillo….. Iscritto. Poi gestiremo il resto, ma adesso accetti la sfida. Che poi Roberta è felice di sapere che sono impegnato; con ‘sta storia della preparazione non le ronzo attorno in continuazione.

Le sfide mi sono sempre piaciute. Di qualsiasi tipo: lavorative, sportive…. Le ho sempre accettate anche se a volte producono delusioni difficili da rimarginare. Non le ho mai accettate per vanità. Mariano Bruni ricorda ancora quando mi assunse in Antoniana. Mi mostrò la cartina del Veneto e mi chiese di evidenziare i limiti entro cui sarei stato disposto ad andare ogni giorno per lavorare…….gli risposi se aveva la cartina dell’Europa. Grande persona. Mi ha dato molto nella vita. Una fonte a cui poter attingere ed estinguere ogni desiderio del sapere.

Le sfide. Sto bene quando mi preparo per la sfida, mesi e mesi per cercare di arrivare preparati all’appuntamento “one shot”: o và o non và. E per quanto ti sei preparato c’è sempre comunque da gestire la paura di non riuscire a farcela o che qualcosa vada storto

Febbraio 2019. Cena del Padova Triathlon. Pioggia di premiazioni per i bei risultati del PDTRI riferiti al 2018. Sara, Roberta, Eleonora e chi altro ne era al corrente: vi adoro. Avete fatto piangere me e la mia sposa. D’un tratto vediamo un soggetto familiare scendere dalla scalinata che porta alla sala dove stiamo festeggiando: ma che cacchio ci fa qui Rossella? Si siede davanti a tutti….non so con che coraggio….forse con lo stesso coraggio con cui ha reagito alla chemio……e inizia a parlare….ma che minchia avrà detto non lo so. So che sono tutti zitti e con il “groppo” in gola percepisco solo “tanto voi triathleti siete tutti matti” che purtroppo è la verità. Per fortuna va lunga e riesco a ripigliarmi; le vado incontro; un abbraccio sincero, un bacio di vero amore e uno sguardo di stima reciproca. Fino ad un anno fa giocava a “calcio a cinque” in serie A e, così come per me, anche per lei lo sport è tanta roba. In bocca al lupo ricciolina. A coronamento della bella serata mi viene consegnato un attestato con la foto degli angeli (Virna,Fabio e Roberta) che mi hanno scortato durante tutta la gara di Livigno. Lo conservo con avidità. Più importante di una medaglia, decisamente più significativo di un podio. Il ricordo di una bella serata trascorsa tra amici

I giorni passano e gli allenamenti si fanno sempre più tosti. Poco tempo per il resto. Tanti appuntamenti per rifinire la preparazione: mezzo ironman del Mugello, maratona dei colli (TCE) e tanto altro.

6 Luglio 2019. Ci siamo. Partenza. È presto. È tanto presto. Sono le 01.30 e mi sveglio per mettere in pancia qualcosa. Mi sveglio .. seh….è chi ha mai dormito? Si svegliano anche gli angeli. Si va in zona cambio per le usuali attività di verifiche del mezzo e per predisporsi alla partenza. Strada facendo sorridiamo al fatto che i locali sono ancora pieni di persone che stanno ancora cenando mentre noi ci siamo appena alzati. E vai di sbadiglio.

S come Scalabrini Paolo. Nel 2000, epoca in cui mi affacciai in questo mondo di pazzi, era il coach del PDTRI. Paolo ebbe il merito di portare il verbo: gli allenamenti passarono da una metodica free style & fantasy ad un’arte rigorosamente scientifica. I risultati non si fecero attendere con podi nazionali e qualifiche ironman. Esigente, quando serve intransigente, determinato…..a fine marzo iniziai a corteggiarlo per poter entrare nella sua scuderia. Senza esitazione ha deciso di darmi una mano nel tentativo di riuscire a farmi spuntare la sfida e dopo aver esaminato gli allenamenti svolti sino ad allora ha chiosato “orca boia Max, a tiè tirà cmè un prof. Devi calare i carichi altrimenti non arrivi alla gara: m’hat capì?” . Da lì in poi solo tabelle con un perché, equilibrio nei carichi e soprattutto un mental coach che mi ha saputo far rimanere nei binari dell’equilibrio. Il coach c’era quando con tutta la pioggia che stava scendendo a maggio temevo di non farcela a prepararmi a dovere. Il coach c’era quando l’infiammazione al tibiale anteriore mi ha fermato a tre settimane a ridosso della gara. Non l’avrei mai svangata senza la sua risolutezza. Un paio di infiltrazioni dal dott. Marcellini presso il Centro Medico sportivo di Ferrara ed eccomi come nuovo. O quasi. E poi consigli, tanti consigli…..a me che ne ho fatte in giro per il mondo….ognuno di noi crede di sapere, pensa di sapere, spera di sapere, si intestardisce di sapere…..ma c’è sempre da aggiornarsi. Lascia fare a chi sa!!!

Ore 3.20 si monta sul battello che nel buio pesto ci porta sulla sponda opposta del lago di Iseo. Osservo la sponda del lago allontanarsi sempre di più e mi ripeto le solite domande di ogni gara, tra tutte: con sto buio come farò a capire da che parte andare? Anche qui come a Livigno ognuno dei 105 atleti è dotato di boa galleggiante luminosa….per rendere più facile il recupero della salma….nel caso….

Con questa nota di positività arriviamo finalmente sulla sponda opposta del lago. Mi viene da vomitare all’idea di tornare indietro a nuoto. Potrei pagare per un passaggio sul battello…..ma via…tuffo ….le braccia iniziano a girare. Sta calmo. Sta calmo. Non vinci nulla nella prima ora, i conti si fanno al cancello presso il Passo Tonale: o ci arrivi in 17 ore o sei fuori dalla competizione.

Non so descrivere il senso di pace e serenità che ho provato durante il nuoto. Il buio non mi spaventa, l’acqua è tiepida e in lontananza si vedono le luci dell’arrivo della frazione nuoto, ma davanti a me nessuna boa luminosa degli altri atleti. Porca vacca mi sa che sto sbagliando qualcosa. Il dubbio sino alla fine: non è che sono andato a finire nel campo di gara di un altro evento sportivo?….mah. Dopo 1h e 8’ arrivo sulla rampa di risalita e ….non ci posso credere…..sono tutti li…. C’è tantissima gente….parte un applauso….mi giro per vedere se dietro di me c’è qualcuno di importante…..cazzo ma stanno applaudendo me. Sono ottavo e corro in ZC dove mai mi era capitato di vedere tutte le biciclette ancora nelle rastrelliere.

Virna in versione “shining” o “Edward mani di forbice” mi corre dietro con un paio di forbici. Lei lo fa con un nobile intento: deve tagliare il cordino che assicura la boa luminosa al mio corpo ….a me viene da ridere ….sembra quasi una moglie incazzata che vuole tagliare gli attributi al marito….

Il mantra della giornata è: risparmia le energie per la parte finale. Arriverà un momento in cui ci saranno uno appresso all’altro il passo Mortirolo, il passo del Gavia e quello del Tonale. Se tutto ok avrai la “fortuna” 😊 di finire in cima la Passo del Paradiso. In tutto saranno oltre 7000mt di dislivello. La cosa fastidiosa, il tarlo della giornata saranno i “cut off” o, in italiano, i cancelli orari. Una continua rincorsa. 2 ore per il nuoto (e va beh); 11 per la bici (e insomma) e 4 per la corsa (sti cazzi). Se ci stai dentro arrivi in cima, altrimenti te ne torni a casa.

W. Nel senso di doppia V. Nel senso di Virna e Vason. First Lady e President del PDTRI. Se serviva questa è stata l’ennesima testimonianza della loro grandezza. Credo di aver già scritto qualcosa l’anno precedente sulla loro immensità. Visto come era andata a finire a Livigno, quest’anno non avevo il coraggio di chiedere nuovamente la loro disponibilità, mi sarebbe dispiaciuto deluderli nuovamente……..e infatti si sono proposti loro. Grazie. Tutto ciò mi rasserena perché ora so che potrò dedicarmi completamente ed esclusivamente alla preparazione…..tutti gli aspetti logistici se li sciropperanno loro evitandomi inutili stress.

M come May. La mia cagnetta quest’anno se ne stà a casa. Mi manca la bimba, ma festeggeremo a casa. Spero.

R come Roberta. E chi la lascia a casa? Avanti. C’è sempre posto per te. A maggior ragione quest’anno dopo un festeggiamento del 25^anniversario “per aria”. Si perché abbiamo limonato ovunque. Con i piedi per terra, sotto acqua….mancava il terzo elemento: l’aria. E così nella stessa giornata del 18 giungo ci siamo sparati un volo sulla ZipLine sul lago Maggiore (su un cavo d’acciaio steso tra due cime) ed una esperienza all’Aerogravity di Milano dove delle potentissime ventole permettono di simulare il lancio da un aereo……adrenalina pura e coronamento di un sogno. Ora si, abbiamo limonato ovunque. In realtà mancherebbe il quarto elemento, il fuoco, ma se possibile ne facciamo volentieri a meno.

E si parte per i 177km di bici con 4700mt di dislivello. I primi 70Km sembrano pianeggianti, ma sono una continua ascensione che porta ad Edolo. Da qui inizia l’avventura. Ascesa al passo dell’Aprica con pendenze decisamente importanti. Il Vas alla guida dell’ammiraglia continua a sfrizionare per superare le salite…..o forse perché non “xe bon de guidare”. Ascesa al Mortirolo: sto bene e tutto è così facile. Il coach mi ha detto “guai a superare i 190watt” e io sono sempre sotto quel numero che continuo a fissare sul computerino. Quel numerino tre settimane prima mi ha permesso di finire la Sportfull (GF da 210km con 5300 in 11 ore in scioltezza).  

Finalmente la discesa. Giù a rotta di collo a Monno. Supero tutto e tutti. Anche l’auto del mitico Max Rovatti organizzatore dell’evento che fa un sussulto appena percepisce che sono sulle appendici con le mani distanti dai freni….sto andando ad 79Km/h….mi urla”tu sei pazzoooooooo”. Tempo record….giu in15minuti netti…

Passano almeno venti minuti e l’auto di Max mi arriva a ridosso, il finestrino scende….e giù carne….”abbiamo corso come dei matti per prenderti, tu sei pazzo”…Sorriso di circostanza e segno che va tutto bene.

C come CRI. Cristina Giordano. Capita alle volte che le cose non vadano come vorresti. Dolce e cara triathleta del Padova Triathlon del primo decennio del 2000, persona tanto bella sia dentro che fuori, ha combattuto lo stesso bastardo di Rossella. Si sono confortate a vicenda e la sua felicità nel sapere che Rossella aveva vinto purtroppo non ha fatto scopa con la nostra gioia di sapere altrettanto per lei. Oggi erano in due con me a spingermi da lassù nei momenti più difficili: Cristina dentro alla sua Smart ed il matto di Diego Brusauro con le sue Crocs di color verde.

Passaggio in centro a Ponte di Legno prima di aggredire il Gavia. Ho 1h30’ di vantaggio sul tempo stimato. Sono felice perché mi avanzerà tanto tempo per la corsa….posso quasi permettermi di fare la maratona fischiettando

Gavia. 17Km che non mollano mai. Ma sono tranquillo. Il coach sapeva e mi ha fatto montare il 34 che ingrano alla prima difficoltà e tengo sino alla fine. Avevi ragione coach!!!! Cazzo se avevi ragione!!! Gambe risparmiate. Inutile spingere e rischiare di non averne per la corsa. E avevi pure ragione sul tema delle appendici. Non volevo montarle. Tutta salita; non servono a nulla. Ma quando impari ad usarle anche nei falsi piani capisci che è stata una fortuna averti assecondato.

E invece. E invece… iniziano i problemi. Blocco del diaframma. Fiato corto. Nooo. Non ci posso credere. Provo ad andare su. Le gambe sono ancora perfette, ma ho una forte nausea. Stramazzo sull’asfalto e mi prendo un po’ di tempo. Passerà mi dico. Arrancando arrivo a 4Km dal passo. Forza dai che poi inizia la discesa e poi è finita. Vedo gli altri superarmi mentre sono seduto come un tossico a bordo strada con le auto e le moto che sfrecciano in continuazione. Tutti mi chiedono come va ed io mi sono rotto le palle di rispondere….Spero. Spero. Tra un po’ passa….l’unica cosa che passa è il tempo. Orami è trascorsa un’ora e sono rimasto senza liquidi da bere. Fine.

Squilla il telefono. Il presidente. “tira su quel culo. Monta in bici e pedala….muoviti. i km sono solo 4. Non sono nulla…e solo una misura. Togliti le scarpe e cammina con la bici….” . Hai ragione Fabio, ma sono incartato. Mi viene quasi da vomitare…..giro la bici. Discesa. Questa volta piano

Mi pare di vedere i volti degli angeli. Uguali a quelli dell’anno scorso. Arrivo giù. Eccola. Virna. Aveva l’ingrato compito di scortarmi negli ultimi 21 km. Non c’è verso di correre con la campionessa italiana di tutte le specialità inventate dalla FITRI

Ecco Roberta. Ecco Fabio. Mi si stringono attorno come a volermi proteggere. Mezza lacrimuccia. Fine.

Sono però felice. Veramente. Tenendo conto di tutto il tempo perso, ho fatto la bici (al netto degli ultimi 4km) in 8ore e30. Sarei stato felice di chiuderla in10 ore.

Sto bene muscolarmente al punto che decidiamo di andare su all’arrivo. Inizialmente si pensava di andare a piedi, ma poi il meteo ci fa propendere per la funivia. Il primo ed il secondo arrivano nel pieno di una tempesta con tuoni e fulmini. Che campioni

Mentre ce ne torniamo in albergo vediamo la processione degli atleti che stanno ultimando l’ascensione al Passo del Tonale…..speriamo ce la facciano a superare il cancello orario. Eroi.

A casa ripercorro la gara e penso. Penso che non sono nato sotto la costellazione della routinarietà e non trovo soddisfazione nel motto decubertiano “l’importante è partecipare”: ognuno di noi vorrebbe vincere. Il non accettare la sfida spesso è legato proprio al fatto che se non vinci o se non arrivi sei considerato un fallito. Per me no. L’atleta partecipa per la gioia di esserci, per mettersi alla prova, perché gli piace. E’ un viaggio. Tutto quello che facciamo è un viaggio. Se la sfida non la accetti, il viaggio non lo inizi mai. Solo quando lo inizi il viaggio si conclude, ma non è mai un fallimento. Anzi.